2016, Instituto Italiano di Cultura

2016, from Corfu to Venezia The Instituto Italiano di Cultura of Athens opens its doors on Thursday 13th October 2016 at 19:00 to the exhibition of Nikolao Ventoura, “From Corfu to Venice”.

Nikolaos Ventouras – Da Corfu a Venezia

Figlio di Giorgio Ventura, Nikolaos Ventouras nasce a Corfù il 31 agosto del 1899. Discendente da una nobile famiglia veneta stabilitasi sull’isola intorno al 1730 che, secondo il manoscritto riportante l’albero genealogico presente nel suo archivio, vantava tra i suoi componenti la scrittrice Isabella Theotochi Albrizzi, Ioannis Kapodistrias e Lorentzos Mavilis. Nikolaos aveva un fratello, Dimitris (Mimis). Si sposò due volte e dal secondo matrimonio ebbe una figlia, Fani, che gli dette un nipote, Grigoris.

Le lezioni di disegno alla scuola elementare, l’interesse per la chimica che studia nel 1916 presso l’Accademia Industriale e Commerciale privata di Atene, senza tuttavia esercitare mai la professione, nonché le lezioni di pittura impartitegli dall’insigne artista e suo maestro di acquerello Angelos Giallinàs, a quanto pare non sono riuscite a conquistare il giovane artista. Al contrario egli mostra grande interesse per l’arte dell’incisione alla quale si dedica dal 1932 in poi.

La sua amata Corfù, moderna, cosmopolita e contemporaneamente “piccola” lo ispira ma nello stesso tempo lo limita. Ventouras viaggia spesso, vede e ascolta attentamente il battito del mondo, ma desidera tornare nel suo ambiente e isolarsi, sperimentare e creare. Molti dei suoi viaggi all’estero si svolgono nella vicina Italia, soprattutto a Venezia, una città che l’artista ama raffigurare nelle sue opere con varie tecniche.

Nel suo laboratorio le annotazioni infinite e meticolose circa i tempi di corrosione dei materiali, il comportamento degli acidi, le reazioni chimiche, lo spessore e la qualità dell’incisione mostrano l’audacia, la perseveranza, la pazienza, la metodicità e la dedizione all’arte dell’incisione. Usava intervenire nuovamente su un’opera anche dopo molto tempo, addirittura dopo anni, annotandone l’evoluzione e i cambiamenti, ed anche il proprio grado di soddisfazione.

Scrive in una nota il 4 ottobre 1968: “[….] Non è che nascondendolo con innaturale maestria, si debba soffocare il carattere del materiale mentre è in corso d’opera il dialogo con esso. Mi piace così, che risalti la resistenza del materiale, il carattere dell’erosione, delle morsure. La mera abilità tecnica conduce a un risultato senz’anima. Trovo che la perfezione tecnica sia priva di ogni spirito”.

Mediatore per eccellenza dello spazio aperto con due grandi cicli tematici: le Navi e Corfù. Punto di partenza è la rappresentatività con opere come Oliveto a Dafnilla (1938) e Triklino, vecchio frantoio (1938). Forse le prime opere possono essere considerate esercizi dello sguardo, del gesto, esercizi di virtuosità e dettaglio. In ogni caso la superficie da incidere costituisce per Ventouras un ambito in cui esercitarsi e confrontarsi con se stesso quotidianamente e ad ogni ora del giorno. E’ il punto d’incontro dell’occhio, della mano, della mente e dell’anima, in cui gli eventi, visibili e non, si imprimono e si rivelano a chiunque sia disposto ad accostarsi all’opera al di là del reale.  Una coesistenza del qui con l’altrove.

Nel corso degli anni, le informazioni prettamente narrative si affievoliscono. Molto precocemente rispetto alla realtà greca, intorno al 1939, procede alla realizzazione delle prime opere astratte. Su superfici piccole ma dense riesce a rappresentare eventi in cui sono protagoniste le linee e le schematizzazioni. Ruolo fondamentale svolgono le tonalità dal grigio al nero, i contorni ben definiti come nell’opera San Rocco (1941) e la mediazione dei volumi creando una strana immagine, come se, in seguito a una rottura, i suoi frammenti non fossero stati ricomposti correttamente. Ma anche la deformazione, in opere come I tre pozzi (1948) o L’incursione aerea (1946) attrae, non respinge. Ora è il turno dello spettatore di esercitare lo sguardo, di cercare, di ricostruire, di sentire.

Alla fine degli anni ’50 Ventouras parte per il Pireo. Nelle opere di questa fase utilizza nelle calcografie il colore, libero però dai contorni. Nelle opere Navi al Pireo e Nel porto risulta evidente la mediazione del colore su superfici, apparentemente non correlate alle linee che definiscono il tema. Qui i colori svolgono un ruolo complementare rispetto alle linee, rendendo fluido il confine tra pittura e incisione. Nelle calcografie in bianco e nero di questo periodo come Pireo I e Operazioni di scarico del piroscafo Eleousa Pireo (1957) si incontrano forti linee dinamiche, contorni chiusi, in sostanza un nuovo modo di riflettere la vita del porto, delle gru, delle navi, degli uomini.

Negli anni ‘60 Ventouras incide le celebri Costellazioni. Si tratta di calcografie in cui interagiscono colori caldi e freddi, i rosso-arancio, gli azzurro-verde, i neri, i grigi e i bianchi “sporchi”. Opere tessute di movimento e ritmo febbrili, linee con estremità angolari, forte schematizzazione, drammatici contrasti delle superfici colorate, atmosfera suggestiva.

Non è un caso che i lavori realizzati successivamente siano le Processioni. Esplosive combinazioni di colore, studiate e preparate con le opere degli anni precedenti, linee nello stesso tempo fluide e decise, visuali inattese, angoli, luce, colori e sensibilità corcirese, un chiaro stampo espressionista compongono le caratteristiche di queste opere. In particolare l’opera Processione della Resurrezione, Chiesa di San Nicola a Campiello (1971), è considerata uno dei migliori esempi dell’espressionismo greco.

Una piccola sezione di opere che riguarda gli Ex Libris e i lavori ispirati dagli scritti del poeta, amico e compagno di viaggio di Ventouras, Iason Depountis, completa il ritratto di Nikolaos Ventouras.

Un ringraziamento particolare va alla famiglia Ventouras, in special modo al signor Grigoris Karydis che ha fornito il materiale della mostra dopo essersi occupato di classificare e di fotografare le opere, con la preziosa assistenza della signora Melina Gatou. All’Istituto Italiano di Cultura di Atene vanno le congratulazioni e i ringraziamenti per la calda accoglienza ricevuta.

Durata de la mostra (duration): 13.10.2016 – 23.11.2016
Ωράριο: lunedi al venerdì: 11.00 – 17.00 Sabato: 11.00 – 13.30
ingresso libero
Istituto Italiano di Cultura di Atene, Patision 47, Atene | +30 210 5242646
Informazioni:
www.iicatene.esteri.it & www.ventouras.gr